L’IGNORANZA FINANZIARIA DI CHI PARLA DI “BARE CON LE TASCHE” E DI “PIÙ RICCHI DEL CIMITERO”.

Quando si parla di soldi in riferimento alla professione i dentisti s’incazzano.

Non tutti, sia chiaro, ma una buona parte, la maggior parte, si indispettisce.

Se poi a parlarne è un altro dentista e lo fa a scopo didattico allora partono le peggiori reazioni.

Tra queste una delle più gettonate è quella del “cappotto di legno che non ha le tasche” seguita da quella del “più ricco del cimitero”.

Questo è un blog nel quale spesso parliamo degli aspetti economico-finanziari nella gestione dello studio odontoiatrico e visto che normalmente portiamo esempi pratici personali di ciò che insegniamo, srotoliamo spesso i nostri numeri perché li consideriamo dimostrazione di ciò che affermiamo e, perché no, stimolo per alcuni colleghi.

Siamo quindi spesso bombardati da vari commenti sui cimiteri e sulle bare. Abbiamo anche haters che, nei loro gruppi social, costruiscono post appositi su di noi utilizzando questi concetti.

 Il razionale che sta alla base di questi commenti è:

“i soldi non hanno importanza perché tanto prima o poi moriremo e non ci serviranno più, molto meglio vivere una vita piena e felice e svolgere la professione in maniera disinteressata che occuparsi di accumulare denaro”.

Quello che voglio fare oggi è spiegare a questi colleghi i concetti finanziari che dovrebbero stare alla base, non già della cultura del dentista italiano ma della cultura di ogni cittadino italiano.

Purtroppo, in uno stato in cui la cultura è fondata sul posto fisso, meglio se statale, e dove l’istruzione dei bambini è affidata appunto a dipendenti statali (rispettabilissimi ma poco avvezzi alla materia finanziaria), ciò che leggerai, per quanto banale, risulta sconosciuto ai più.

L’idea di scrivere questo articolo mi è venuta qualche giorno fa mentre ero al ristorante e stavo spiegando questo concetto ai miei 4 figli che vanno dai 7 agli 11 anni.

Se lo hanno capito loro, mi sono detto, potranno capirlo anche i colleghi appassionati di bare e cimiteri.

La domanda che ho posto inizialmente ai bambini è stata:

“Quali modi ci sono per ottenere dei soldi?”

Le risposte sono state due:

  1. Lavorare
  2. Rubare

La risposta è giusta… ma è incompleta. Fortemente incompleta. Se quelli fossero gli unici due modi di ottenere denaro, ed escludessimo il rubare perché sono certo che siamo tutti persone oneste. Allora i “dentisti cimiterologi” avrebbero ragione.

Poiché per avere soldi bisogna lavorare, poiché lavorare è una palla (con buona pace di chi mente a se stesso) e poiché prima o poi moriremo lasciando i soldi qui su questa terra… allora bisogna lavorare meno possibile per avere giusto giusto i soldi che ci servono.

Fortunatamente però c’è un terzo modo per ottenere il denaro che ci serve per vivere (e a mio avviso una vita felice nella quale hai tanti soldi da spendere è meglio di una vita altrettanto felice nella quale hai meno soldi da spendere😉).

Questa terza via si chiama “far lavorare i soldi per te”. I miei figli sono rimasti straniti. OVVIAMENTE, a scuola, non ne avevano mai sentito parlare.

Il denaro per loro si guadagnava (o rubava 😓) e si spendeva. Non avevano idea che il denaro potesse lavorare al tuo posto per produrre, guarda un po’, altro denaro.

Non è un caso se ci sono detti popolari che affermano “piove sempre sul bagnato”. La cultura popolare, costruita per la maggior parte da lavoratori a salario, vede come negativo il fatto che “piova sempre sul bagnato”. Lo interpreta come una schifosa sfortuna che colpisce i poveri e un’ingiusta fortuna che premia i ricchi.

“Fottuti ricchi, hanno tutte le fortune. Vedi che se deve succedere qualcosa di buono succede a loro che non ne avrebbero bisogno e noi, che siamo qui ad arrancare, lo pigliamo sempre nel didietro. Cosa aspetta lo stato a muoversi!?”

In realtà le cose non stanno in questo modo. Non c’entrano nulla la maligna sfortuna o l’ingiusta fortuna bensì il fatto che i ricchi hanno tanti piccoli soldatini che lavorano al posto loro (i soldi) e che producono altri soldatini.

Avendo a disposizione questi soldatini, loro non devono necessariamente passare le giornate con le mani nel cemento, nella farina o (per quanto ci riguarda) nel sangue, ma possono spendere le proprie giornate per curare i propri interessi e raccogliere le migliori opportunità che la vita offre.

Per tornare alla cena con i miei figli ho fatto molta fatica a far capire loro il concetto di “investire” quindi immagino che anche i “cimiterologi”, che non credo siano più intelligenti di mia figlia di sette anni, stiano sicuramente facendo fatica.

Investire significa prendere i soldi che hai e, invece che comprati puttanate come l’ultimo I-phone o la borsa di Louis Vuitton, usarli per acquisire degli asset.

Gli asset sono dei “valori” che producono altro valore, nella fattispecie, del denaro. Ai miei figli ho fatto l’esempio di un investimento che sto valutando in queste settimane.

“Se papà con i suoi soldi compra un terreno di 10 ettari nel Monferrato con sopra delle viti coltivate e lo affitta ad un’azienda agricola, l’azienda agricola potrà produrre con l’uva delle viti circa 80.000 bottiglie di vino.

Ipotizzando un prezzo di vendita a bottiglia di 8 euro, quanti soldi ricaverà l’azienda agricola con quel terreno?”

Dopo non poche difficoltà sono riusciti a fare il calcolo a mente con il giusto numero di zeri:

 

“640.000 euro”

“Ora l’azienda agricola, fatturando 640.000 euro, potrà versare 40.000 euro di affitto a papà per poter usare il terreno?… certo che potrà. E se il terreno papà lo ha pagato 500.000 euro significa che otterrà un ROI (e spiego ai bimbi cos’è il ROI) dell’8%. Vuol dire che guadagnerà dei soldi senza fare nulla ma grazie a quei soldi che, prima, ha messo a lavorare per lui.”

Con i bambini mi sono fermato qui ma ai “cimiterologi” serve un passaggio ulteriore perché loro sono perdenti nell’animo e non hanno idea di dove si possano prendere quei 500.000 euro iniziali.

Beh, caro “cimiterologo”, è semplice: quel denaro che va a costituire l’esercito di piccoli soldati che lavorano per te deve essere guadagnato rompendoti il culo. E questo va fatto quando sei giovane e tosto e riesci a lavorare come un mulo da soma.

I soldi non arrivano dal nulla, i soldi e gli asset che ne derivano si fabbricano con il sudore e la fatica, con i sacrifici. E quando tu, caro “cimiterologo” che non sei capace di fare sacrifici, che non sei capace di lavorare duro, vedi me che lo faccio, non credere che io voglia portarmi quei soldi nella tomba.

Voglio solo (io in realtà l’ho quasi già fatto del tutto) costruirmi quell’esercito di soldatini operosi che lavorano per me mentre io mi occupo di succhiare i miglior midollo di questa vita, che ricordatelo può finire tra un anno, tra un mese o anche domani. Ben prima di quando ipotizzi che l’ENPAM comincerà a pagarti la pensione tanto agognata.

Un caro saluto.

2 pensieri su “L’IGNORANZA FINANZIARIA DI CHI PARLA DI “BARE CON LE TASCHE” E DI “PIÙ RICCHI DEL CIMITERO”.

  1. Vito Liuzzi

    Condivido pienamente. È chiaro che questo discorso non può essere compreso da chi non ha un minimo di formazione in materia finanziaria,da chi non ha mai letto un libro sul business, da chi continua a mantenere la ditta individuale e non sa nulla di srl, da chi continua a credere che fare il nero, in un mondo come quello attuale in cui l’analogico contante è stato di fatto sostituito dalla moneta elettronica, sia il modo migliore per risparmiare soldi dalle tasse. In breve, occorre comprendere che non è sufficiente investire le proprie energie mentali ed economiche, solo sulla formazione professionale in senso stretto. Occorre obbligatoriamente, allargare le vedute. Occorre fare uno sforzo e cominciare a prendere dimestichezza con un mondo diverso da quello medico ma imprescindibile, quello della gestione economica. Compito che non può essere delegato…ve lo assicuro.

  2. Luigi

    I soldatini operosi sono dei fessi o cosa?
    Se lavorano per te che succhi il midollo della vita
    loro stanno a guardare , soddisfatti ?
    Quando giocavo a tennis il maestro diceva :
    vuoi essere battocchio o campana?
    La questione è se essere in grado di essere
    l”uno o l’altro .
    Boh.

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