Avrei senza dubbio potuto scrivere un libro sulla delega tanta è l’ignoranza sull’argomento.
Chi ne parla riempie righe o fa grandi discorsi di frasi fatte e di concetti astrusi senza alcun contenuto pratico e chi legge od ascolta continua a pensare (e a ragione, direi, viste le informazioni che riceve) che siano tutte crasse cazzate e che le cose o ce le facciamo da soli o non verranno fatte. Nel migliore dei casi verranno fatte in maniera disinteressata, approssimativa e incompleta.
Del resto, si sa, la cultura popolare ce lo dice da secoli: “chi fa da sé fa per tre”. E questa è ancora la convinzione della maggior parte assoluta di noi dentisti. Ma non credere che in altri settori la musica sia diversa. Ho di frequente discusso l’argomento a cena con due amici, marito e moglie, che posseggono uno scatolificio da più di 10 milioni di fatturato e lei, che si occupa della contabilità, approva ancora personalmente ogni transazione bancaria perché “ovviamente”, secondo lei, non ci si può fidare a lasciare le password e i codici in mano ai dipendenti… per non parlare del fatto che “potrebbero anche sbagliare”.
A cena era presente un terzo imprenditore che vende macchine da cucire: “e poi come fai col nero?” ha sentenziato, “Quello sparisce come niente e tu manco te ne accorgi? I soldi li devi gestire in prima persona, non ci sono alternative”.
A quel punto io, pensando alla mia assistente online che possiede tutti i codici di accesso ai miei conti personali (ai quali io non saprei neanche come accedere), ho spento il cervello ed ho continuato a mangiare in silenzio.
Potrei scriverci un libro, dicevo, basterebbe allungare un po’ il brodo e si arriverebbe tranquillamente ad un centinaio di pagine. Le migliaia di colleghi che seguono Formazione Odontoiatrica lo comprerebbero di certo immediatamente ed io ci farei un bel guadagno, ma ho deciso di pubblicare tutto gratuitamente qui sul blog.
Non so quante pagine usciranno, cercherò comunque di rimanere sintetico e di limitarmi a dare indicazioni pratiche che possano essere utili ad implementare una proficua attività di delega sia nella propria attività lavorativa, sia nella propria vita privata. Dividerò poi tutto in capitoli… vediamo quanti ne usciranno.
I perdenti partono solo quando hanno le idee ben chiare in testa, i vincenti invece iniziano, poi vedono come va e settano le cose durante il viaggio.
Buona lettura.
CAPITOLO UNO
“Chi fa da sé fa per uno… e passa una bella vita di merda”
I commensali di cui parlavo sopra sono genitori di amici dei miei figli, con una decina di anni più di me ed hanno due belle aziende in forte crescita.
La prima volta che li ho incontrati a cena era un venerdì sera. Ci siamo seduti nel modo più interessante possibile per delle persone della nostra età: maschi con maschi e femmine con femmine. Ed ecco che gli altri due uomini hanno iniziato la conversazione esternando la stanchezza per la dura giornata di lavoro e per il fatto che avrebbero dovuto passare in azienda anche il giorno successivo. Ho atteso con pazienza che mi guardassero in modo interrogativo e, con un lieve senso di piacere, ho sottolineato che io quel pomeriggio avevo spaccato la legna nel mio boschetto dietro casa e, sì, ero anche io un po’ stanco perché di mattina, dopo aver portato i 4 bimbi a scuola, ero stato due ore in palestra, poi dal barbiere e a pranzo con mia moglie avevo mangiato solo un sushi.
Non avevano mai parlato con me, non sapevano né di cosa mi occupo né di come gestisco il tempo, e devo dire che sono rimasti tra l’incredulo e l’interdetto. Per loro, imprenditori ultracinquantenni, era impensabile che un quarantenne passasse il venerdì senza lavorare. Ti lascio immaginare la reazione quando ho spiegato che neanche il martedì, il sabato e la domenica lavoro.
So che anche tu in questo momento sei parecchio contrariato e ti dà fastidio il mio sottolineare il fatto di lavorare solo 3 giorni a settimana. La mia risposta è: tu vedila come vuoi, ma nel momento in cui hai una famiglia felice, una casa figa per viverci, una macchina figa sotto il culo, un reddito maggiore di quello che riesci a spendere e una delle aziende più illuminate e produttive nel nostro settore, avere più tempo a disposizione è indiscutibilmente meglio di avere meno tempo a disposizione.
Certo ci sono altre strade.
Si può arrivare a risultati economici simili (o anche molto superiori) giocandosi tutto il tempo a disposizione e risvegliarsi ad un’età in cui le ginocchia scricchiolano senza aver avuto tempo a nostra disposizione; oppure si può decidere di lavorare poco, cosa che fanno molti colleghi (ahimè anche nella mia organizzazione), accontentandosi di poco.
Non mi fraintendere, il fatto di accontentarsi di poco è assolutamente rispettabile, ci mancherebbe, il problema è che quel poco continuerà a servirci per vivere e l’ENPAM la pensione ce la verserà solo a 67 anni quando le ginocchia che scricchiolano saranno una delle poche cose che funziona ancora del nostro corpo. Questo significa che saremo letteralmente schiavi del nostro lavoro fino alla vecchiaia.
Riassumendo, le due strade più battute dagli imprenditori (e, checché ne dica qualche provocatore ignorante, OGNI DENTISTA che apre un proprio studio, ha delle attrezzature e assume un dipendente E’ UN IMPRENDITORE) sono:
- Vivere per lavorare, facendo un sacco di soldi ma giocandosi la vita e la salute in azienda (nel nostro caso in studio).
- Lavorare per vivere, facendo il minimo indispensabile ma rimanendo fino a 67 anni legati a quel lavoro, che magari si disprezza e che ci serve a pagare il mutuo, le vacanze e… la bicicletta figa (magari elettrica viste le ginocchia) con la quale ci concediamo qualche giretto negli agognati momenti di stacco.
C’è però una terza strada, che io cerco di seguire da anni, e che da anni insegno attraverso questo blog, attraverso i nostri libri e attraverso il nostro corso di management odontoiatrico DA ZERO ALL’IMPERO.
Questa strada si chiama
GUADAGNARE SEMPRE DI PIU’ LAVORANDO SEMPRE DI MENO PER ARRIVARE AD UN PUNTO IN CUI, SE VUOI, PUOI ANCHE SMETTERE DI LAVORARE E SE CONTINUI A LAVORARE LO FAI PERCHE’ TI PIACE E NON PERCHE’ SEI COSTRETTO.
Semplificando possiamo chiamare questa via SEPARARE I PROPRI GUADAGNI DAL PROPRIO TEMPO.
Vedremo come si fa nel dettaglio nei prossimi capitoli. Per ora, nell’attesa, fai un esercizio. Conta i mesi che ti mancano ottimisticamente da vivere. Si fa così:
[aspettativa di vita in Italia – la tua età] * 12
… poi pensa all’ultima mattina di Natale. Sembra ieri vero?
In realtà sono già passati 4 di quella manciata di mesi che restano.
Ora medita se può valere la pena perdere anche solo 20 minuti per parlare con un rappresentante di materiali dentali…
360
Vita media maschi= 84?
Mia età = 69
* per cosa sta?
…e 12?
* sta PER (moltiplicazione).
Quindi devi fare 69X12=828 mesi
12 sono i mesi dell’anno. 12 x 15 = 180 i mesi di vita che mancano alla morte di Emanuele