Quanto tempo ci vuole davvero a fare un prelievo di connettivo dal palato?

Giovedì scorso, durante una delle tre live-surgery del corso di Implantologia Avanzata per il Trattamento dei Casi Complessi,

stavo operando una paziente che si era rivolta a me dopo un precedente fallimento implantare.
L’obiettivo dell’intervento era migliorare l’estetica dei tessuti molli su un impianto già posizionato e, come spesso accade in questi casi, ho deciso di eseguire una chirurgia mucogengivale con innesto di connettivo prelevato dal palato.

Il piano iniziale era semplice: un piccolo innesto per aumentare leggermente lo spessore.
Ho iniziato il prelievo spiegando tutto passo per passo ai corsisti che mi stavano seguendo in diretta.

Solo che, una volta posizionato il primo lembo, mi sono reso conto che non sarebbe bastato.
Per ottenere il risultato che avevo in mente, mi serviva più tessuto e anche una porzione verticale per raddoppiare l’innesto nella parte centrale della cresta e che mi permettesse di coprire il colore dell’impianto superficializzato.

Insomma, non bastava un innesto semplice: serviva un innesto a “T”.

A quel punto ho fatto un secondo prelievo, ma senza più spiegarlo.
Ho semplicemente lavorato come faccio ogni giorno in clinica: con la mia velocità naturale, senza commenti, concentrato solo sulla precisione del gesto.

Il video che trovate qui sotto mostra proprio quel momento:
dal primo taglio all’ultima sutura, due minuti esatti.
Niente sanguinamento, niente confusione, solo un movimento continuo e controllato.

Ecco il punto:
👉 quando si ha esperienza e metodo, il prelievo di connettivo dal palato è una procedura semplice, veloce e sicura e (questo è il punto importante) TUTTI POSSONO ACQUISIRE QUESTA ESPERIENZA E QUESTO METODO.

Negli ultimi anni sento sempre più spesso colleghi — anche formatori — che spingono verso le matrici dermiche o altri sostituti tessutali come se fossero la soluzione ideale.
Ovviamente per lo più sono opinion leader aziendali.

La mia opinione è che o sostituti tissutali possano (con risultati molto variabili e non predicibili) aumentare lo spessore dei tessuti ma debbano sempre essere considerati come un compromesso.

E guarda un po’ questo è proprio quello che sostengono le revisioni sistematiche della letteratura, il connettivo rimane il gold standard e i sostituti tissutali non sono nemmeno lontanamente paragonabili al connettivo autologo in termini di integrazione, stabilità nel tempo e qualità del tessuto.
Il connettivo del paziente resta il gold standard assoluto, punto.

L’unico motivo per non usarlo e sostituirlo con materiali eterologhi dovrebbe essere l’impossibilità clinica (paziente fragile, controindicazioni sistemiche, o rifiuto esplicito del paziente).
Tutto il resto — scegliere un sostituto solo per paura o per comodità — significa accontentarsi di un risultato inferiore (oltre che aumentare i costi della procedura).

Nel mio modo di insegnare non c’è spazio per i compromessi.
Se vuoi fare implantologia avanzata, devi imparare a prelevare il connettivo.
Devi saperlo fare bene, in modo ripetibile, pulito, veloce.
Perché non esiste biomateriale che possa sostituire la sicurezza di usare il miglior tessuto possibile per il tuo paziente.

Guarda il video qui sotto: due minuti esatti, zero sanguinamento.
Il connettivo non è un tabù. È semplicemente una competenza che ogni implantologo esperto deve avere.

Ma perché se ne parla così poco? Beh perché è gratis e nessuno ha interessi economici a parlarne.

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